AsMartina/ Tra dinieghi autoritari e supercazzole, una società che non vuole crescere

bavaglioRispetto a quanto accaduto domenica al “Tursi” al collega Martucci del Quotidiano di Taranto rileviamo due fatti principali: uno grave, l’altro triste. Il primo è certamente il fatto in sè; il secondo è nelle mirabolanti e demagogiche supercazzole dell’ufficio stampa volte a giustificarlo. 
Escludere un giornalista da una conferenza stampa, senza motivazioni nè preavviso è un fatto grave, che lede in un colpo solo il diritto/dovere di cronaca del giornalista; la libertà di informazione e gli specifici interessi del giornale in quanto azienda, che pure sono importanti. Impedire ad un giornalista di fare le proprie domande perché non si gradiscono i contenuti dei suoi articoli equivale a dire: o ti comporti bene o qui non sei il benvenuto. È qui che la naturale e umana solidarietá al collega finisce per coincidere con la sacrosanta difesa di un valore che chi si è rifiutato di entrare in sala stampa domenica sente forte: la libertà di espressione e di critica da parte del giornalista ed il diritto ad un’informazione libera dei parte dei DSC_0378cittadini. Chi riduce la questione ad un fatto privato tra il Martina e un giornalista, non ha capito nulla. Chi si chiede cosa abbia scritto di grave per meritarsi quel diniego sbaglia direzione di ragionamento. La condotta professionale del giornalista non è il nocciolo del problema. Quale che essa sia stata, il Martina avrebbe potuto tutelarsi in mille maniere. Tra queste non c’è l’esclusione dalla sala stampa senza preavviso e senza motivazioni ufficiali. Il Martina sbaglia poi una seconda volta nel non fare un passo indietro; anzi si rintana dietro il muro di gomma della propaganda, fomentando i propri tifosi contro il giornalista nemico comune, reo di volere il male del Martina solo perché critico nei confronti della sua dirigenza. Quella spicciola demagogia del che ne sanno loro che getta polvere negli occhi della piazza, e che non l’aiuta a capire, a crescere e a maturare. Che dimostra che non basta fare la Lega Pro per dirsi una società veramente Pro. Una società che non ha paura delle critiche e che non si difende dalle stesse in maniera autoritaria. Ma siamo consapevoli di parlare di calcio, ovvero di un mondo che in pochi casi riesce a rompere i propri incantesimi. Nel calcio spesso un’informazione veramente libera non solo non esiste, ma non è nemmeno richiesta da molti tifosi. Martina non fa eccezione. Il calcio è un diversivo; un pianeta deserto in cui fuggire, lontano dai problemi quotidiani. Uno spettacolo a volte divertente, a volte triste, a volte esaltante, a volte conveniente, in cui ci si immerge totalmente e si dimenticano i confini col reale. The show must go on. Il pallone deve continuare a rotolare. Cosa c’è dietro il sipario non é richiesto. Chi ci va a guardare va contro le regole e non può essere apprezzato.

Mauro Mari

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